Un’intervista sul blog culturale “Letture.org” a proposito della mia passione per il Cardinale di Cusa, da cui il volume Il Cardinale inquieto.
Don Sergio Massironi, Lei è autore del libro Il cardinale inquieto. La ripresa di Cusano in Italia come provocazione alla modernità edito da Vita e Pensiero: quale importanza riveste, per la storia dell’Umanesimo europeo, la figura di Nicola Cusano?
Per rispondere credo convenga dare la parola al Cusano stesso e partire dal leitmotiv dei suoi Dialoghi del 1450: “La Sapienza grida nelle piazze, il suo richiamo afferma che essa si trova sulle cime più alte”. Nicola di Cusa è protagonista della riscoperta del concreto, del qui e ora della nostra presenza nel mondo: solo una volta ascoltata quaggiù, infatti, la Sapienza rivela al tempo stesso di abitare sulle vette più elevate. Chi però si accinge a ricercarla direttamente sulle cime, disprezzando il mondo, non la troverà o cadrà vittima di illusioni.
A uno sguardo appena più attento, sempre più chiaro appare nei suoi scritti come lo specifico della capacità umana consista per l’individuo nel poter plasmare sé stesso. Tale chiamata all’auto-trasformazione, intesa come purificazione e maturazione delle proprie facoltà conoscitive, sensitive e morali, rivolte al vero, al bene e al bello, rappresenta il proprium humanum. Rispetto alle altre creature – che del Creatore sono solo un “dispiegamento”, senza alcuna capacità autonoma di sviluppo – l’essere umano è per Cusano proprio in tal senso una “viva immagine di Dio”. L’idea è illustrata plasticamente mediante un “enigma” tipicamente rinascimentale: la parabola del pittore alle prese con la realizzazione di un autoritratto. Non appena dipinto, esso è concluso e immutabile: un’immagine morta, dunque, a tutti gli effetti. Essa infatti manca di rappresentare l’aspetto decisivo del suo autore: quella creatività che solo in azione, nel processo della creazione artistica, si manifesta. Tale energia dinamica, che determina in modo costitutivo l’essenza del pittore, non è restituita dal quadro. Per mostrare quindi ciò che ciascuno di noi è, Nicola definisce il vero e proprio aenigma procedendo a un ulteriore esperimento del pensiero: è come se un pittore – dice – potesse trasferire sul dipinto la sua stessa facoltà pittorica e, a quel punto, il quadro fosse in grado di reagire a tutti i mutamenti del suo modello – il pittore – adattandovisi. Una versione in positivo, potremmo dire, del ritratto di Dorian Grey. Ecco l’importanza che Cusano riveste per l’Umanesimo europeo: la temporalità, così, viene in primo piano. E insieme al fattore tempo, la libertà… Puoi continuare a leggere su Letture.org